
Spiagge italiane: perché l’accesso al mare sta diventando un lusso?
- Prezzi: postazione standard costa 212 euro a settimana, +5% vs 2024.
- Alloggi: aumento medio del 4% rispetto al 2024.
- Concessioni: canone medio 8.500 euro, fatturato stabilimenti fino a 1 milione.
# un tesoro conteso tra concessioni, speculazione e accesso negato. Un’estate di rivolta?
L’escalation dei prezzi e le barriere all’accesso: un’estate difficile per i bagnanti
L’estate del 2025 si presenta come un banco di prova per il turismo balneare italiano. Le tradizionali mete di svago e relax sono sempre più difficili da raggiungere per molti, a causa di un incremento generalizzato dei costi e delle restrizioni all’accesso al demanio marittimo. Un’indagine condotta da un’associazione di consumatori ha rivelato che il prezzo medio per usufruire di una postazione standard, comprensiva di ombrellone e due lettini, ha raggiunto i 212 euro a settimana. Questo dato rappresenta un aumento del 5% rispetto all’anno precedente e addirittura del 17% se confrontato con le tariffe del 2021. Questi incrementi superano ampiamente il tasso di inflazione, rendendo la “voce spiaggia” una delle più onerose nel budget delle vacanze estive. Di conseguenza, quasi la metà dei cittadini italiani ha optato per ridurre la durata dei propri soggiorni, preferendo soluzioni più economiche come brevi gite fuori porta o l’ospitalità di amici e parenti. L’aumento dei prezzi non riguarda solamente gli ombrelloni. Anche gli alloggi hanno subito un incremento medio del 4% rispetto al 2024, mentre dal 2020 si registra un’impennata del 34%. In destinazioni turistiche di pregio, come ad esempio la Sardegna, le tariffe per una sistemazione doppia possono facilmente superare i 2.000 euro settimanali. Questa situazione ha portato alla creazione di spiagge “proibitive”, esclusive per pochi eletti. Le difficoltà economiche si sommano alle barriere fisiche. Il coordinamento nazionale Mare Libero ha denunciato l’illegittima occupazione delle spiagge da parte degli stabilimenti balneari. Secondo l’associazione, in seguito a una sentenza del Consiglio di Stato risalente allo scorso aprile, l’accesso alle spiagge, anche quelle in concessione, deve essere libero e gratuito. Questa presa di posizione apre un nuovo fronte nella battaglia per il diritto all’accesso al mare.
- Finalmente un articolo che mette in luce i problemi reali... 👏...
- Trovo assurdo che si parli solo di costi... 😠...
- E se invece di demonizzare i balneari... 🤔...
Il sistema delle concessioni balneari: un’anomalia italiana nel mirino dell’europa
Al cuore di questa problematica si trova il sistema delle concessioni balneari, caratterizzato da canoni considerati irrisori e da proroghe automatiche che si sono susseguite nel tempo. Durante il 2022, lo Stato ha registrato entrate per circa 103 milioni di euro provenienti da oltre 12.000 concessioni, con una media di 8.500 euro per ogni singola concessione. Tuttavia, è risaputo che molti stabilimenti balneari raggiungono fatturati compresi tra i 200.000 e i 300.000 euro per stagione, mentre nelle zone più esclusive i ricavi superano agevolmente il milione di euro. Questa disparità tra i canoni versati e i profitti generati ha portato a definire il sistema delle concessioni come uno “scandalo tutto italiano”. Emblematico è il caso dell’Hotel Cala di Volpe in Costa Smeralda, dove una notte in suite costa 35.000 euro, mentre il canone annuo versato per la concessione demaniale è di soli 520 euro. La situazione è ulteriormente aggravata dal fatto che dal 2006 l’Italia ha smesso di organizzare gare pubbliche per l’assegnazione delle concessioni, in violazione della direttiva europea Bolkestein, che impone trasparenza e concorrenza nell’uso dei beni pubblici. Le concessioni sono state prorogate automaticamente, creando una sorta di monopolio di fatto per molti gestori. Questa pratica ha suscitato l’attenzione e le critiche da parte delle istituzioni europee, che hanno richiesto all’Italia di adeguarsi alle normative comunitarie. La questione delle concessioni balneari ha radici profonde nel panorama politico ed economico italiano. La normativa di riferimento risale al Codice della Navigazione del 1942, un’epoca storica in cui le esigenze e le dinamiche del turismo erano completamente diverse dalle attuali. Nel corso degli anni, si sono susseguiti interventi legislativi che hanno cercato di regolamentare il settore, ma senza mai riuscire a risolvere le criticità esistenti. Un aspetto controverso è rappresentato dal “diritto di insistenza”, un meccanismo che di fatto ostacola l’accesso a nuove concessioni, favorendo gli operatori già presenti sul mercato. Questo sistema ha portato alla creazione di una vera e propria lobby degli stabilimenti balneari, che ha esercitato una forte influenza sulle decisioni politiche. La mancata applicazione della direttiva Bolkestein ha generato tensioni con l’Unione Europea, che ha avviato procedure di infrazione nei confronti dell’Italia. Le istituzioni europee sollecitano una maggiore trasparenza e concorrenza nell’assegnazione delle concessioni, al fine di garantire un accesso equo al demanio marittimo. Tuttavia, il governo italiano ha finora preferito temporeggiare, cercando di trovare un compromesso tra le richieste dell’Europa e gli interessi degli operatori balneari.

Modelli europei a confronto: spunti per una gestione più equa e sostenibile
La gestione delle spiagge in Europa offre una varietà di modelli, ognuno con i propri punti di forza e di debolezza. Confrontare queste diverse esperienze può fornire spunti utili per riformare il sistema italiano e renderlo più equo e sostenibile. In Spagna, le aste pubbliche per l’assegnazione delle concessioni sono considerate uno strumento efficace per stimolare la concorrenza e garantire una maggiore trasparenza. Nonostante ciò, sono state espresse preoccupazioni riguardo all’incremento dei costi e alle difficoltà riscontrate dalle piccole realtà imprenditoriali locali nel confrontarsi con i grandi gruppi internazionali. In Francia, si è adottato un criterio di assegnazione basato su una valutazione che privilegia le aziende impegnate in pratiche sostenibili e innovative. Il Portogallo ha delegato la gestione delle spiagge alle amministrazioni locali, le quali hanno la facoltà di concedere l’utilizzo delle aree balneari a soggetti privati attraverso procedure di gara. La Grecia ha cercato di liberalizzare il settore e di introdurre standard di qualità più elevati, ma ha incontrato resistenze da parte delle imprese locali, che temono di essere penalizzate dalla concorrenza delle grandi catene internazionali. Analizzando questi diversi modelli, si possono individuare alcuni elementi chiave per una gestione più equa e sostenibile delle spiagge. In primo luogo, è fondamentale garantire la trasparenza e la concorrenza nell’assegnazione delle concessioni. Le aste pubbliche o i bandi di gara con criteri di valutazione chiari e oggettivi possono contribuire a evitare favoritismi e a promuovere un accesso equo al demanio marittimo. In secondo luogo, è importante promuovere la sostenibilità ambientale, incentivando le imprese ad adottare pratiche rispettose dell’ambiente e a ridurre l’impatto delle attività balneari. L’introduzione di criteri di valutazione ambientale nei bandi di gara o l’adozione di certificazioni ambientali possono rappresentare strumenti efficaci per raggiungere questo obiettivo. In terzo luogo, è necessario garantire un equilibrio tra gli interessi economici degli operatori balneari e il diritto dei cittadini all’accesso al mare. La definizione di quote minime di spiaggia libera e la promozione di servizi accessibili a tutti possono contribuire a tutelare questo diritto fondamentale. Infine, è importante favorire il coinvolgimento delle comunità locali nella gestione delle spiagge, promuovendo la partecipazione dei cittadini e delle associazioni nella definizione delle politiche e nella pianificazione degli interventi. L’esperienza europea dimostra che non esiste un modello unico per la gestione delle spiagge, ma che è possibile individuare soluzioni innovative che tengano conto delle specificità del contesto locale e degli obiettivi di equità e sostenibilità. L’Italia può trarre ispirazione da queste esperienze per riformare il proprio sistema e garantire un futuro più sereno per le sue coste.
I nostri consigli di viaggio
Dopo aver analizzato le sfide e le opportunità del turismo balneare in Italia, vorremmo offrire alcuni consigli pratici ai viaggiatori che desiderano godersi le nostre splendide coste.
Per il viaggiatore occasionale, suggeriamo di pianificare con anticipo le proprie vacanze, informandosi sui prezzi degli stabilimenti balneari e cercando alternative più economiche, come le spiagge libere. È importante ricordare che l’accesso alla battigia è sempre gratuito e che è possibile portare con sé ombrellone e sdraio per godersi il mare in libertà.
Per il viaggiatore esperto, consigliamo di esplorare le coste italiane al di fuori dei circuiti turistici tradizionali, scoprendo calette nascoste e borghi marinari autentici. In questo modo, è possibile vivere un’esperienza più autentica e sostenibile, contribuendo a valorizzare il patrimonio culturale e ambientale del nostro paese.
Il nostro consiglio di viaggio è quello di *non rinunciare al piacere di una vacanza al mare, ma di farlo in modo consapevole e responsabile, scegliendo opzioni che rispettino l’ambiente e che siano accessibili a tutti. Esplorare le coste italiane al di fuori dei sentieri battuti è un’ottima strategia.
Non dimenticare che la bellezza delle nostre spiagge è un tesoro da proteggere e da condividere.*
La questione delle concessioni balneari ci invita a riflettere sul valore dei beni comuni e sulla necessità di trovare un equilibrio tra interessi privati e diritti collettivi. Un invito che vale per ogni viaggiatore, sia esso occasionale o esperto.