
Emergenza Isole Salomone: il mare le sta divorando!
- Innalzamento del mare: 7-10 millimetri all'anno dal 1993.
- Walande: 800 persone trasferite a causa delle maree.
- Sikaiana: atollo alto appena 4 metri sul livello del mare.
Le Isole Salomone e la sfida climatica
Le Isole Salomone, un eden nel cuore dell’Oceano Pacifico, si trovano oggi a fronteggiare una crisi esistenziale. L’innalzamento del livello del mare, accelerato negli ultimi decenni, minaccia di sommergere intere comunità e cancellare secoli di storia e tradizioni. Questo fenomeno, monitorato attentamente negli ultimi 20 anni, ha rivelato un tasso di crescita delle acque marine tre volte superiore alla media globale, raggiungendo i 7-10 millimetri all’anno dal 1993. L’intensificarsi degli impatti climatici costringe gli abitanti costieri ad abbandonare le proprie case, in una fuga disperata e spesso priva di pianificazione o supporto adeguato. La situazione è particolarmente critica a Walande, dove circa 800 persone hanno dovuto trasferirsi dalla loro isola natale alla terraferma di Malaita, a causa delle maree devastanti del 2009. Questo spostamento, pur rappresentando una misura di sicurezza a breve termine, ha esposto la comunità a nuove vulnerabilità, tra cui l’erosione delle dighe protettive e la distruzione delle risorse alimentari tradizionali. Nonostante gli appelli per assistenza, gli abitanti hanno dovuto in gran parte autofinanziare il trasferimento, dimostrando una resilienza ammirevole ma evidenziando al contempo la mancanza di un sostegno strutturale efficace. Le donne di Walande affrontano ulteriori difficoltà, legate al sistema patriarcale di proprietà terriera che limita il loro controllo sulla terra e le espone al rischio di essere spinte a sposarsi fuori dalla comunità come misura di adattamento.
La comunità internazionale e il governo locale devono collaborare per garantire che i trasferimenti siano gestiti in modo rispettoso dei diritti umani, coinvolgendo attivamente le comunità interessate in tutte le fasi del processo. Il futuro di queste isole, un tempo rifugio di pace e armonia, dipende dalla capacità di agire con urgenza e determinazione per mitigare gli effetti del cambiamento climatico e proteggere le popolazioni più vulnerabili.
Sikaiana: un microcosmo di fragilità
Sikaiana, un piccolo atollo che si erge a malapena quattro metri sopra il livello del mare, rappresenta un esempio emblematico della vulnerabilità delle Isole Salomone. Questo “granello di terra” nel Pacifico, distante oltre duecento chilometri dall’isola principale, ospita una comunità di circa trecento persone, la cui vita è intrinsecamente legata all’oceano. Tuttavia, lo stesso mare che li nutre e li sostiene, oggi minaccia di inghiottirli. Le case, costruite a pochi metri dalla riva, sono sempre più spesso raggiunte dalle alte maree, che si insinuano sotto gli alberi e contaminano i pozzi d’acqua potabile. Nonostante queste difficoltà, la vita quotidiana a Sikaiana continua a pulsare, con i bambini che corrono a scuola a piedi scalzi, i pescatori che intrecciano le reti all’ombra delle palme e le famiglie che coltivano orti con uno sforzo sempre maggiore. Tuttavia, questa normalità apparente si regge su un equilibrio precario, minacciato da maree imprevedibili e stagioni che non seguono più un ordine leggibile. Il preside della scuola locale, Tuiao Kapule, ricorda con nostalgia un passato in cui i livelli di marea erano più bassi e i raccolti più generosi. Oggi, si trova a dover affrontare la crescente difficoltà di garantire condizioni stabili alle famiglie, con alcuni studenti che non si presentano a scuola a causa della mancanza di cibo. Mary Maike, una figura rispettata della comunità, testimonia le trasformazioni che hanno colpito l’atollo nel corso della sua vita. Le piogge, diventate impetuose e furibonde, complicano la raccolta dell’acqua, mentre le giornate prolungate di sole svuotano le riserve idriche, costringendo i nuclei familiari a cercare fonti più lontane e a far bollire ogni singola goccia prima di consumarla. Di fronte a questa situazione, il trasferimento potrebbe diventare inevitabile, ma l’idea di abbandonare il mare spaventa Mary più di ogni altra cosa. La sussistenza sull’isola trae il suo significato profondo dall’attività di pesca, dalla raccolta di conchiglie e dall’incessante contatto con l’elemento acquatico. Trasferirsi nell’entroterra comporterebbe una trasformazione radicale del loro stile di vita, con la concreta possibilità di comprometterlo definitivamente.

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Linee guida per il ricollocamento e la Cop30
Il governo delle Isole Salomone, consapevole della gravità della situazione, ha adottato nel 2022 le “Linee Guida per il Ricollocamento Pianificato“, con il sostegno dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni. Questo quadro normativo mira a gestire eventuali trasferimenti di comunità dalle zone più esposte ai rischi climatici in modo trasparente, rispettoso e attento alla dignità delle persone coinvolte. L’obiettivo è prepararsi a spostamenti che, se mai dovessero avvenire, dovranno essere organizzati in modo da garantire che le comunità trasferite possano continuare a godere dei loro diritti economici, sociali e culturali. La prossima Conferenza delle Nazioni Unite sul Clima, la Cop30 di Belém, dedicherà ampio spazio al destino delle piccole isole minacciate dall’innalzamento del mare. La questione, tuttavia, non è nuova per gli abitanti delle Salomone, che da anni vivono sulla propria pelle gli effetti devastanti del cambiamento climatico. L’esperienza di Walande, dove la comunità ha dovuto affrontare il trasferimento con risorse limitate e senza un sostegno adeguato, evidenzia la necessità di un approccio più coordinato ed efficace. Il governo delle Isole Salomone ha compiuto passi importanti per sostenere le comunità colpite, ma è fondamentale che queste misure siano pienamente implementate e che le comunità siano coinvolte attivamente in tutte le fasi del processo. La ricollocazione programmata deve essere considerata come una misura di adattamento di ultima istanza, che comporta rischi significativi e che deve essere gestita con la massima attenzione. La pianificazione deve rispettare i principi dei diritti umani, come il consenso informato, e deve garantire che i nuovi siti offrano alle comunità le opportunità per mantenere il proprio stile di vita e la propria identità culturale.
I nostri consigli di viaggio
Il viaggio alle Isole Salomone è un’esperienza unica, un’immersione in una natura incontaminata e in una cultura millenaria. Tuttavia, è fondamentale essere consapevoli delle sfide che questo arcipelago sta affrontando e adottare un approccio responsabile e sostenibile. Per i viaggiatori occasionali, consigliamo di scegliere tour operator che si impegnino a minimizzare l’impatto ambientale e a sostenere le comunità locali. Acquistare prodotti artigianali locali, alloggiare in strutture eco-compatibili e rispettare le usanze locali sono piccoli gesti che possono fare la differenza. Per i viaggiatori esperti, suggeriamo di approfondire la conoscenza delle tradizioni locali e di contribuire attivamente alla conservazione del patrimonio culturale e naturale delle isole. Partecipare a progetti di volontariato, sostenere le iniziative delle comunità locali e diffondere la consapevolezza sui temi del cambiamento climatico sono modi concreti per fare la propria parte.
Le Isole Salomone ci offrono una lezione preziosa sulla fragilità del nostro pianeta e sulla necessità di agire con urgenza per proteggere i suoi tesori. Un viaggio in questo arcipelago può essere un’esperienza trasformativa, un’occasione per riflettere sul nostro rapporto con la natura e per riscoprire il valore della resilienza e della solidarietà.






