Le spiagge a numero chiuso rappresentano una risposta innovativa e necessaria al fenomeno dell’overtourism, che negli ultimi anni ha messo a dura prova l’integrità di alcuni tra i più incantevoli tratti costieri italiani, in particolare in Sardegna. Questa misura, che prevede un limite giornaliero al numero di visitatori, è stata adottata per preservare la bellezza naturale di queste aree, garantendo al contempo un’esperienza di visita di qualità superiore, lontana dalle folle che spesso caratterizzano le mete turistiche più popolari durante i mesi estivi.
La Pelosa di Stintino, con le sue acque cristalline e la sabbia bianchissima, è uno dei gioielli più preziosi del Mediterraneo e un esempio lampante dell’efficacia delle politiche di accesso regolamentato. Per visitare questa spiaggia è necessario prenotare anticipatamente, con un costo di ingresso di 3,5 euro per adulto, gratuito per i bambini fino a 12 anni, e il numero di visitatori giornalieri è limitato a 1500. Queste misure hanno lo scopo di preservare la qualità del luogo, assicurando che il turismo non comprometta la sua bellezza naturale.
Oltre a La Pelosa, altre spiagge in Sardegna adotteranno il sistema di accesso a numero chiuso nell’estate 2024. Tra queste troviamo:
Queste spiagge sono un perfetto esempio di come il turismo sostenibile possa contribuire alla conservazione delle bellezze naturali della Sardegna, rendendo necessaria la pianificazione anticipata della propria visita.
Visitare le spiagge a numero chiuso in Sardegna rappresenta un’opportunità unica per godere della bellezza incontaminata di questi luoghi, lontano dalle folle. È fondamentale, tuttavia, pianificare in anticipo, prenotando l’accesso e rispettando le regole imposte per la conservazione degli ambienti naturali. Un consiglio amichevole per chi si appresta a vivere questa esperienza è di approfittare della visita per esplorare anche le aree circostanti, spesso ricche di meraviglie meno conosciute ma altrettanto affascinanti. Per i viaggiatori esperti, l’invito è a considerare la visita durante i mesi meno affollati, come maggio o settembre, per godere di un’esperienza ancora più esclusiva e personale, contribuendo ulteriormente alla distribuzione del flusso turistico nel tempo.
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Mi sembra giusto che ci siano dei limiti, considerando che la massa di turisti rovina spesso questi posti meravigliosi. Ma non possiamo fargli pagare 3,5 euro a testa, è un furto!
Come si fa a chiamare sostenibile una pratica che esclude la maggior parte delle persone dall'accesso a risorse naturali che dovrebbero essere di tutti? Questo è semplicemente un modo per rendere le spiagge elitarie.
Tutto bene parlare di sostenibilità, ma qualcuno ha pensato ai lavoratori del turismo che vivono di queste masse di turisti? Limitare l'accesso significa ridurre i loro guadagni!